Una Teknopunkintervista a Marcho Gronge – Parte Prima

“Distopia senza olio di palma” (Marcho Gronge)


Mi diverte molto intervistare i miei eroi. Questa volta ho rivolto qualche domanda a Marcho Gronge e le sue risposte non hanno deluso le mie aspettative. La versione inglese del testo è disponibile qui. Iniziamo!

Luigi: “La prima volta che ho sentito parlare dei Gronge è stato sulle pagine di Tutto, ma può essere che io ricordi male e che ciò sia accaduto sulle pagine di Rockerilla, di gran lunga quella che preferivo tra le riviste musicali italiane dell’epoca. Sarà stato il 1992. Era appena uscito “Wish” dei Cure ed io divoravo riviste musicali alla ricerca di info su Robert Smith e compagni. Quelle riviste sono andate perse, se le avessi conservate ora potrei leggere cosa dicevano di te e dei Gronge. Ricordo dei trafiletti in cui si parlava degli Afterhours, dei CCCP, dei CSI e dei Marlene Kuntz, ricordo di aver letto qualcosa su “Teknopunkabaret”. Annotai nella mia mente quel nome insieme a quello il nome degli Ordo Equitum Solis e della Minus Habens (sì, doveva essere Rockerilla) ma per quanto questi nomi mi sembrassero interessanti decisi di esplorare altro. Non ho avuto fiducia nella musica italiana. Sono stato a qualche concerto dei Marlene Kuntz, degli Afterhours ad una reunion dei CCCP senza Ferretti, ho visto i Massimo Volume, i Disciplinatha e i Diaframma ma se cerchi nella mia collezione di dischi non troverai alcun album di queste band, ne troverai un paio dei Gronge che ho trovato ad una fiera del disco. I Gronge sono attivi dal 1985 e qualche settimana fa so che vi siete esibiti a Roma. Io me li sono persi e mi mangio le mani. Come è andata?”

Marcho: “Come vanno le cose delle quali ti occupi sempre come fosse l’ultima volta nella vita di cui ti occupi di una cosa. Il mio alter egoico insiste su questi tasti di un vecchio pianoforte polveroso e scordato come un suonatore del saloon in un film di tarantino..mi farei ammazzare per quello che faccio ma solo per il gusto di farlo come piace a me e alle persone che mi accompagnano. Repertorio di reperti da Crime sceene su cui aleggia il vento impetuoso di una improvvisazione così spontanea ed efficace da sembrare falsa come larga parte delle sceneggiate musicali che si tengono a queste latitudini. GRONGE oltre la vita.”

Luigi: “La sensazione che ho ascoltando i dischi dei Gronge è che voi siate rimasti puri, fedeli a voi stessi, non disposti ad accettare compromessi, intenti a perseguire l’arte ad ogni costo, intransigenti, diritti, incorruttibili e non interessati al giudizio della critica e del pubblico. È davvero così? “

Marcho: “Duri e puri come una lasagna dimenticata nel forno a microwaves che continua a girare su se stessa da tempo immemore. La carriera metaforica è tutta qui l’unico incarico è decidere se mangiare un piatto freddo quasi cadaverico uno riscaldato con le candele della commemorazione o continuare ad alzare il fuoco fino all’abbrustolimento. Ma il giudizio della corte è corrotto e corruttibile quindi non compatibile. Se fossi foco non sarei qui ma a riscaldare il mondo intero”

Luigi: “Certe volte mi sveglio con in testa “Defilippis Dead” e comincio a cantarne il ritornello. La canzone è il manifesto di ciò che ho sempre cercato di non essere, che combatto e che cerco di non diventare. Per anni ho visto la De Filippi, Berlusconi e la sua televisione, buona parte della televisione nazionale come il nemico da combattere. “Non siamo poi la massa di zombie che tu vuoi immaginare e proporre ad un pubblico immaginario che poi va a formare l’insieme delle scelte, l’insieme dei comportamenti che sociologicamente potrebbero essere denominati come deturpanti dell’ambiente, con tutta la massa di persone che vestendosi come te cercano di imitare un modello preordinato, tutto sempre coordinato, sempre pronto a consumare tutto quello che tu ordini di consumare”. “Defilippis Dead” è del 2012, uno dei pochi album dei Gronge disponibili su bandcamp, la situazione mi sembra sia peggiorata da allora, il grigiore generale ha assunto tinte più scure, drammaticamente nere. Tu combatti ogni giorno ancora, lo dicono le tue fotografie, i tuoi quadri e la tua musica. Cos’è per te l’arte? Può l’arte tirarci fuori dalle sabbie mobili in cui siamo precipitati? O stiamo perdendo la nostra battaglia?”

Marcho: “L’arte è interruzione del flusso di senso. Spiegone: nel momento in cui un filmaker decide di riprendere una scena e solo quella interrompe il flusso di senso a cui quella scena era collegata per ricostruirne un altro con altri significati. Lo stesso dicasi per suoni colori ecc ecc.
Stiamo sempre tutti male così veramente male che ci hanno ricoverati in casa per tanto tempo tutti insieme per farci cantare sui balconi la sera. Happening collettivo immaginifico chiamato epidemia ma gli spettacoli e le performance sono all’ordine del giorno e il pubblico ne è protagonista ovunque..gli zombi sono ovunque gli zombi siamo noi. L’arte ci salva condannando ogni nostro gesto materiale compresi i pensieri. Ps il testo di de filippis is dead è stato frutto di improvvisazione. Per scrivere il testo ho dovuto riascoltare quello che avevo cantato.”

Luigi: “Mi piacerebbe un giorno seguirti da lontano mentre cammini per le strade di Roma e cogliere i momenti in cui scatti le tue foto. Ti immagino intento a far questo ogni giorno. Forse sei costretto a camminare per lavoro, forse sei un postino o un corriere, visiti ogni tipo di periferia e mentre lo fai i tuoi occhi non perdono l’occasione di trasformare in arte una carta gettata sull’asfalto, una lattina accartocciata, una macchia sul muro, un pezzo di plastica arancione che si aggrappa con tutte le sue forze ad una rete arrugginita. Ma può essere che io mi sbagli e tu mi dirai che esci di casa ogni giorno per scattare foto. Io sono legato ad una sedia per vivere ma nella mia testa penso a quello che trasferirò su carta la mattina dopo. Tu come te la passi? Cosa ti porta dove scatti le foto?”

Marcho: “Sei perspicace ed algoritmico non artificiale. Ho fatto il corriere e tanti altri lavori. Non fotografo per hobby anzi non fotografo in realtà registro le variazioni sulla partitura di uno sguardo rigenerato e di un ascolto interiorizzato. Posso trovare motivi di interesse anche con una camicia di forza e costretto a guardare nello stesso punto riuscirei a sbriciolare quel punto sul muro bianco e osservare i riflessi sul cristallino dell’infermiere che mi installa gli elettrodi alle tempie. Io non posso più smettere di intercettare riprendere descrivere l’universo fantastico della normalità apparente di un kleenex lasciato cadere dal finestrino di una macchina nel parcheggio delle scopate. Voi sdraiate i sedili mettetevi comodi trombate e lasciate le vostre tracce poi ci penso io a farne gesto rappresentazione e commedia. Non provare a seguirmi vado spesso su strade pericolosamente prive di marciapiede.”

(Continua)

Per maggiori informazioni sui Gronge visitate la loro pagina bandcamp.